lunedì 18 giugno 2012

55) 
Sono ormai pochi spiccioli d’argento
Il sorriso che s’imprime sui volti;
non c’è pensiero o sogno che tenga,
le cucuzze in tasca ora sono l’ultimo
ritrovato di felicità;
lo dicono le borse, lo dicono i giornali,
lo dice il farmacista al fruttivendolo,
non c’è sermone o salmone, preghiera
e santo che tenga;
viviamo in un’epoca di miti fatti al
carbonpetroliodenominatore,
di santi ascendenti e discendenti
incensati sui sacri altari dei mercati
mondiali;
siamo scampoli, avanzi di una
tela intessuta dalle abili mani
di governatori fumosi e rancorosi
che spezzano il pane tra i ricchi
commensali, spazzando via quel
poco di briciole a noi care.
È il tempo del salto nel vuoto,
dall’atterraggio rapido e indolore,
l’ ospitale marciapiede è diventato ormai
di moda;
Ed è anche il tempo degli occhi lucidi,
della disperazione, della pressione alta,
delle lacrime, dei padri senza lavoro
che accompagnano la prole neolaureata
nei suoi tour tra contratti a progetto
e stage e illusioni remunerative fatte
di birre annacquate e amari, segnati al
bancone del bar;
e sale lenta e immutata una preghiera
silenziosa, che si fa largo tra le labbra
dei tanti e come ogni buona religione
insegna, la si pronuncia senza capirne
le parole, la si accetta perché così è
giusto che sia, ci hanno detto:
Santo FMIB, Sali per noi;
Santo Spread oscilla di meno per noi;
Santa disoccupazione, diminuisci per noi;
Santi tutti voi della finanza che nell’alto
Dei cieli avete perso la misura della realtà,
volgete lo sguardo a noi piccoli ed umili
servitori che da fuggevoli dita vediamo
svanire quel briciolo di speranza rimasta.

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