venerdì 30 settembre 2011

Da "Poesie a scoppio"


15)
Ci sono giorni in cui ci si evita
Semplicemente e non ci si fa caso;
poi diventano settimane e un pensiero
ci si fa, ma in fin dei conti…poco importa.
Poi il tempo si dilata, allora sono
Pensieri doloranti.
Ci si sopporta, questo è tutto ma che
Senso ha?!? Dove conduce questa strada
Che non ha regole se non l’inquinata indifferenza.
E tutto il resto sembra di più, più bello,
migliore di ciò che ti ritrovi tra le tue mani;
la tua vita sono tanti granelli di sabbia
che ti sfuggono tra le dita e non puoi fermarli,
puoi solo guardare e rimpiangere di non aver
comperato una scatola dove chiuderli.
Rimescoli le fotografie che sono tanti tasselli
Di un mosaico che prende lentamente forma,
è lì la risposta ma ciò che resta è un buco
vuoto che ti stringe il cuore in un breve
sospiro.

martedì 27 settembre 2011

La mutanda


Ricerche recenti sono giunte alla conclusione che il condominio non è altro che un piccolo ecosistema in cui specie e forme di vita interagiscono secondo ferree leggi instaurate nel corso dei secoli. Come ogni ecosistema che si rispetti il condominio Caldara ha la sua mutanda abbandonata. La mutanda è lì, nessuno sa da quanto tempo,  nessuno sa da che mano sia caduta, il suo colore varia a seconda delle stagioni, del tempo e delle ore del giorno. Mettiamo caso che sia mezzogiorno e il sole è precisamente perpendicolare alla terra, la mutanda assume un colore  grigiastro mimetizzandosi perfettamente con la pavimentazione di piastrelloni in cemento a quadrettoni. Badate bene, non tutte le mutande sono la mutanda.  
La mutanda apparentemente non ha storia, pensateci bene, è mai sceso nessuno nel cortile a raccoglierla?  
... è lì da così tanto tempo che i bambini quando giocano in cortile la considerano nella conta del nascondino. Qualche anziano ottantenne giura che quando era ragazzino lei era già nella sua tipica posa a pelle di leopardo, bella stiracchiata sul comodo materasso di muschio e licheni. La mutanda ha cresciuto generazioni e generazioni di ragazzini, ha preparato merende e partecipato a maratone di quartiere. Secondo gli studi dell’antropologo De Borton, studioso degli ecosistemi condominiali, la mutanda come la conosciamo noi oggi è il frutto di un lento processo evolutivo che l’ha portata nel corso degli anni a trasformare aspetto e dimensioni; dalle caratteristiche forme e dimensioni a bandiera, parliamo della conosciuta e apprezzata mutanda della nonna, la si è vista trasformarsi nel più comune, ed ormai diffusissimo, tanga.  Il motivo?!? Secondo il luminare sarebbe da ricercare nella costante evoluzione della società: “per tenersi al passo con i tempi”. Naturalmente attorno alla figura de La mutanda sono nate leggende curiose, la signora Scricchione giura che fosse appartenuta ad un comandante fascista venuto in visita nel condominio per accertarsi che i lavori di ricostruzione fossero stati compiuti a dovere. La Scricchione sostiene che a seguito di una lunga abboffata di cozze crude, l’ufficiale ebbe un lieve movimento intestinale che si risolse in un lungo ed interminabile peto vestito. Per scongiurare la figura, e qui è il caso di dirlo, di merda, l’orgoglioso ufficiale si rinchiuse in bagno e lanciò i muntandoni dalla finestra. Da quel giorno sono lì. Un'altra leggenda vuole che la mutanda si trasferì nel cortile del condominio Caldara, intorno al millenovecentosessant’otto quando dalle parti di Savona fu demolito il condominio Sirvanni. Trovandosi senza cortile, senza casa, la mutanda  girovagò per tutta la penisola alla ricerca di un nuovo luogo dove poter metter radice. Dopo tanto vagabondare, la mutanda approdò nel cortile del condominio Caldara un mattino di primo maggio, annusò l’aria, tastò la pavimentazione, si assicurò che fosse un luogo tranquillo e decise di restare. Nonostante le mille voce che circolano attorno a questa figura, la mutanda  dopo anni e anni è ancora lì nel suo piccolo angolo di cortile, ormai è di casa, tutti sono più tranquilli a sapere che c’è lei, le mamme le affidano i bambini, gli uomini le chiedono consigli sui lavori da eseguire e le ragazze innamorate le confidano i segreti più profondi dei loro cuori. La mutanda  è lì, spettatore muto della vita del condominio che si consuma velocemente nei suoi occhi di perline e paiette.

sabato 10 settembre 2011

Io me voglio 'mbriacà...
me voglio 'mbriacà der sole e soride preganno er cielo
che ogni vorta che quarcuno me guarda derento agl' occhi,
sorida a sua vorta;
me vorrei 'mbriacà delle fontane, che nun c'è cosa più dorce
de quell'acqua che te te scivola dalla bocca ar core che monna
e arinfresca l'animo...
e poi me vorrei 'mbriacà delle strade e dei san pietrini che sempre
te fanno fa' 'na risata quanno passa 'na turista coi tacchi...
e me vorrei 'mbriacà dei sorisi che non conosco e che forse
nun conoscerò mai...
me vorei 'mbriacà delle notti passate sotto l'arco de trionfo, a piedi nudi,
miranno er cielo...
me vorei 'mbriacà de 'na carezza che uno nun s'aspetta...
e me vorei strascinà pe' le strade co' 'n soriso stupido e regalà rose
a chi nun le vole...
e me vorei 'mbriacà de speranza e fiducia, co la certezza che quarcosa de bello
c'è sempre...
e me vorei 'mbriacà de lei...svejamme a la matina presto e già sentì er soriso stupido
che bussa ar core...
'mbriaco d'amore je tojerei tutte le pene degli occhi...
me 'mbriacherei d'ogni bacio, d'ogni soriso e ce rimmarei così, lassanno li pensieracci
a l'artri...
me 'mbriacherei...