venerdì 29 luglio 2011

Non importa...

Non importa se ti svegli è tutto sembra esser cambiato, così, da un giorno all'altro;
Non importa se non ti senti dentro a quello che ti circonda e nonostante tutto ci sei, sempre e comunque;

Non importa se arrivi sempre in ritardo alle feste;
Non importa se ti addormenti sempre al cinema e poi  pretendi di raccontare a tutti il finale;
Non importa se confondi il cielo con le nuvole o le stelle con le lucciole;
Non importa se mangi sempre l'ultimo pasticcino del vassoio;
Non importa se lasci sempre la porta aperta o ti addormenti per prima, pur sapendo di russare come un Panda in Amore;
Non importa se consumi tutta l'acqua calda perché ti piace lasciartela scorre sulla pelle;
Non importa se mangi sempre il condimento della pizza lasciando il resto per gli altri;
Non importa e continuerà a non importare...in fondo te stai bene così...ma io...

Cosa dire?!?

mercoledì 27 luglio 2011

Tra due settimane il prossimo capitolo: <<quella casa la’>>

Prologo

La pioggia scroscia a fiotti sulla vetrata; le nuvole sono un pesante groviglio di fulmini e panna acida, sono piantati lì su e non hanno alcuna intenzione di smuoversi. Pau ha gli occhi persi oltre gli infissi di metallo, si gode lo spettacolo della pioggia che si schianta sul vetro e poi muove lungo i pilastrini in ferro come rii frenetici. Poi i suoi occhi si soffermano su di un puntino bianco sulla struttura della vetrata, si assicura che la toppa di gomma non ceda un’altra volta. La toppa era stata un’idea di Saverio, il manovale che aveva eseguito i lavori di ristrutturazione, ricordava ancora il giorno che si presentò con un tubo in PVC per gli scarichi delle fogne, da cui cacciò un lungo tappeto di fogli scarabocchiati con disegni, scritte, quote e misure <<questo è il progetto!>> esordì, lui e suo padre si guardarono <<ma signore Saverio, io ho già un progetto, quello dell’architetto>> Saverio sorrise, poi con fare gentile e leggero, raccolse una vecchia sedia dal pavimento, la sistemò per bene al centro della stanza e vi si lasciò cadere con estrema eleganza, per pochi istanti lo sguardo di Saverio si perse nella polvere raccolta sulle mattonelle poi con un guizzo da salmone si tirò su per immergersi subito dopo in un lungo e roboante monologo sull’incapacità degli architetti e degli ingegneri <<tutti palloni gonfiati, pieni di se>> aveva detto con altri appellativi che non staremo qui a citare per il bene di questa storia e continuò difendendo la categoria dei muratori, carpentieri e Dio sa solo cosa disse sulla dignità artistica di ognuno di questi creatori manuali; fatto sta, Pau e suo padre non poterono far altro che metter il più in fretta possibile da parte i progetti, che il sovraeccitato muratore stava bruciando in un falò di carte e conti, dell’architetto, tal Domingo Sarchioni che Saverio per l’intera durata dei lavori continuò a chiamare “Sarchiaponi”. In meno di un mese Saverio il folle, l’Unno, il rivoluzionario, il Che dei muratori, il Fidel col cappello di carta di giornale, l’artista della foratella, riuscì a dare la casa completa di impianto elettrico ed infissi a Pau.
Per compiere, quello che definì <<normale amministrazione, un lavoretto da niente, cazzo! Sono o non sono Saverio Bastiachelli?!?>> si avvalse della manodopera di altri tre uomini, della specie dei <<tranquillo, non ci pensare, è solo una birra>>. Il primo che si presentò era Bastiano Cerruti, un essere delle dimensioni di un armadio a muro, con spalle larghe quanto un secchione dell’immondizia, tanto che, dopo aver colpito gli stipiti delle porte per due giorni di seguito, si decise di smontarle tutte e rimontarle solo una volta terminati i lavori, perché un giorno Bastiano si presentò in cantiere con un grosso martello pneumatico per lavori stradali deciso a demolire tutto il comprensorio. Bastiano in fondo, in quella scorza dura, nascondeva un’anima da romantico, tanto che aveva l’abitudine di cantare una strofa di “Nina si voi dormite” a tutte le donne del condominio che passavano danti la porta di casa: a suon di rutti. Potete immaginare la reazione delle donne che si rivolsero all’amministratore, donna anch’ella, che rispolverò il passato da femmista sessantottina, prima lesbica convinta, in seguito bisessuale politica, sotterato infine da un matrimonio con un avvocato di Empoli, tal Tizio Caio, di cui ancora si domandava quale fosse il nome. La donna, Fiorina Punzelloni, si presentò di fronte la porta della casa di Pau, in assetto da guerra, talleurino grigio con su un Eskimo tirato fuori da una cassaforte, in una mano brandiva il codice civile e nell’altra un cartello con su scritto “si all’aborto!”.
<< Il suo comportamento è inaccetabile, lei è un maschilista, un profittatore del potere, uno scimmione che tratta le donne solo come un oggetto da usare a proprio piacimento, uno sforna creature, con cui sollazzarsi, da ingravidare e abbandonare a ferragosto sull’ A1.>> La Punzelloni aveva gli occhi infiammati, lunghi rivoli di matita nera le scendevano lungo le guance, tracciando netti segni riconducibili alla tribù indios dei Pepperepascus, che avevano per tradizione l’evirazione di ogni maschio che transitava nei paraggi del loro villaggio. Era appena finito il pranzo, Bastiano sonnecchiava rumorosmante poggiando la schiena ad un architrave, il respiro spingeva lievemente il pancione su e giù, ritmicamente la canottiera si ritirava scoprendo una folta piantagione di peluria scura, in cui si poteva scorgere il buio oscuro dell’ombelico. Bastiano si stiracchiò, aveva ancora gli occhi chiusi per il sonno, si tirò dritto sulla sedia con uno scatto da elefante zoppo, schiuse le labbra e ne uscì un rumoroso vento fetido al sapore di cetriolini in salamoia dell’83. La Punzelloni risentita dell’affronto dovette cedere e ricorrere all’aiuto del marito << tu sei avvocato, puoi certamente affrontare la sua elequenza in modo più tecnico>> e così l’avvocato Caio Tizio, si preparò per lo scontro una notte intera, il mattino seguente tutto lindo e pinto, con la cravatta dei processi, si presentò fuori casa di Pau, la Punzelloni lo guardava da lontano, nascosta dietro una pianta di ficus. L’avvocato Caio o Tizio, boh?!? Non ebbe il tempo di aprir bocca, Bastiano cacciò un rutto per la signora del settimo piano che si era affacciata per annaffiare i geranei, fu un attimo e l’avvocato lanciò in aria la cravatta dei processi e saltò tra le braccia di Bastiano urlando <<prendimi e portami con te in Messico>> ebbene si, l’avvocato Caio Tizio in quel momento rispolverò il proprio passato di ballerina di Tango Travestito, tal Carmen Carmelito( ebbene si, aveva sempre avuto la passione per la inconprensibilità dei nomi)  che aveva abbandonato per la notabile professione. Bastiano che non aveva mai digerito tali eccessi, fuggì con il riscoperto travestito fino al cassonetto più vicino gettandoci dentro la Carmen Carmelito, che non si vide più in giro. Qualcuno anni dopo giurò di aver sentito che il Carmelito dopo un breve soggirono nelle discariche riunite della città, si era riciclata come ballerina di cubo  di rubik in un cassonetto del Cairo, dove era stata inviata come rifiuto speciale. Insomma, la Punzelloni dopo l’accaduto cadde in una gravissima depressione, si cibò per mesi di gelato alla stracciatella e cetriolini sottaceto, ingrassò di settanta chili e non si vide più, qualcuno sostenna che era ritornata per disperazione al vecchio amore per la donna, si era fatta crescere due baffi e si era arruolata in una squadriglia di camionisti Polacchi facendosi chiamare Darko, svelandosi solo le notti di luna piena a poveri autostoppisti di cui approfittava risucchiandone tutto il sangue. Così, Bestiano continuò indisturbato a ruttare strofe di serenate alle donne del condominio.
Prezioso Mirino era un carpentiere riciclato muratore per via del tarlo della disoccupazione, però sembrava apprezzare alcuni lati positivi del nuovo mestiere. Mirino ex tossicodipendente noto a tutte le questure del regno, alto quanto un armadio a muro e secco quanto una mazza di scopa, ex spacciatore a tempo perso, ex corriere della droga nella tratta da regina coeli a Rebibbia, ormai caduto in disgrazia, senza un soldo in tasca si consolava tirando colla per le mattonelle, marca Piuritù in cui veniva mescolata come legante, assieme a malte cementizie Peyote in polvere; qualcuno del palazzo che per privacy non citerò, Tal Tiziana Scricchione, nota bocca a ciavatta, presidentessa del club sparlamento, socio onorario delle malignando ai fornelli, redattrice della rivista “è tanto una cara persona, certo però...” mise in circolazione la voce che se non fosse stato per Saverio i muri di Mirino non sarebbero stati in piedi perché era perennemente sotto l’effetto della miscela allucinogena. Un’altra peculiarità di Mirino erano i denti, erano completamente andati, dove non si sa, qualcuno sosteneva di averli visti a Palma de Majorca a prendere la tintarella; così, il povero Mirino, povero in tutti i sensi, era costretto a cibarsi solo di alcuni alimenti, brodaglie e pappette per bambini, in cui frullava alici, cipolle, rognoni, rane, rospi e frattaglie varie, sotto consiglio del medico del carcere di Caguto, ex macellaio votato alla clausura a vita, ergastolo, per aver sterminato una famiglia intera di cinghiali...almeno così li definiva lui. Così a causa di quella dieta aveva l’alito di un drago di Komoto e la signora Tiziana Scricchione ci tenne a rettificare e precisare la propria affermazione riguardo il signor Mirino, i muri costruiti storti trovavano equilibrio a suon di sbadigli e sfiatate. Eccoci al terzo della brigata, Pietro Arpittio detto Pialla. Il Pialla, così chiamato dai tempi dell’asilo per via della pancia sporgente, non aveva caratteristiche peculiari come i compagni, se non che beveva unicamente coca-cola, era giocatore professionista di Poker, o meglio perdeva da professionista, mangiava esclusivamente olive piccanti, coppa, wrustell e crauti, aveva in tutto quattro denti disposti a caso nella bocca e tirava scoregge che resuscitavano le zanzare che Bastiano ammazzava con lanci di calce e cemento. In fine c’era Pau, nome accettato con piacere dopo anni di Paolino, Paoletto, Paolpettino, subito da fidanzate, amici e parenti. Pau, aveva begli occhi, sorriso largo da contenere, da bambino, tre panini con la porchetta ed uno con salsiccia e broccoli. Aveva lunghi capelli castano chiari che gli scendevano sulle spalle in boccoli splendenti, tanto che capitava molto spesso che lo chiamassero Lady Oscar. La signora Tiziana Scricchione non passava giorno che approfittasse di quel ragazzo dall’aspetto gentile e curato per poter sparlare degli operai e della moglie del Farmacista, tal Susanna Tutta panna come ripeteva in continuazione la signora, che aveva sentito programmare una serata di bagordi con il bagnino ultrapalestrato del secondo piano. Ora, Pau che da poco aveva cominciato a frequentare il bizzarro condominio fatto di lunghi filari di panni appesi che tessevano il cielo del minuscolo cortile, di bottoni, reggiseni, toppe scucite e pantaloni alla zuava,  per non esser scortese nei confronti della signora ascoltava in silenzio mostrandosi interessato, alternando i lievi cenni del capo con atonali <<mmm>> o <<si, signosa Scricchione>>.

<<Lei che è un così bravo giovane, non so come sia finito ad abitare in quella casa la’!!!>>.